Anziani fragili in famiglia

La nostra quotidianità, le nostre abitudini sono state stravolte dall’arrivo della pandemia. Notevoli ed inevitabili le ripercussioni per quelle famiglie che convivono con persone fragili come gli anziani, le persone con disabilità o con demenze. Come per i bambini, per queste persone le routine, le abitudini hanno un significato molto importante e di riflesso per le loro famiglie o per i loro caregivers che se ne occupano  totalmente o parzialmente.

Quale realtà?

Tra le abitudini la passeggiata quotidiana, frequentare un Centro diurno o altri servizi territoriali, la presenza di un operatore domiciliare per alcune ore a settimana, rappresentano attività che danno un senso di contenimento, un senso di appartenenza, la possibilità di relazioni altre che, se da una parte arricchiscono l’esperienza della persona, dall’altra alleggeriscono, aiutano la sua famiglia.

Altra problematica delle persone con un deterioramento cognitivo è la difficoltà di comprensione della realtà e di comunicazione. Coloro i quali hanno problematiche di memoria avranno la tendenza a dimenticare le informazioni, i cambiamenti di abitudini, altri avranno difficoltà o impossibilità a comprenderli del tutto.

Cosa è cambiato?

Normalmente queste difficoltà generano frustrazione nei caregivers e nei familiari ed ognuno nel tempo adotta soluzioni in base alle difficoltà. Oggi, in quarantena, in cui le giornate sembrano essere tutte uguali, le uscite all’esterno sono ridottissime ed il tempo da trascorrere in casa è notevolmente aumentato, il senso di frustrazione potrebbe riemergere, è necessario un  nuovo cambiamento, i contenitori finora utilizzati sono sospesi, occorre ristrutturare la realtà e gestire tutto il carico emotivo che ne deriva.

Il cambiamento di abitudini, l’incapacità di comprendere le repentine sospensioni dei servizi dedicati può diventare per le persone affette da demenza fonte di stress che possono tradursi in comportamenti insoliti ed inappropriati, aggressivi talvolta, in un peggioramento delle condizioni di salute, agitazione, riduzione di alcune capacità, possono manifestarsi problemi legati all’alimentazione o al sonno rendendo l’assistenza più difficile.

Se è vero che il deterioramento cognitivo impoverisce, rende difficoltosa se non impossibile la comunicazione con queste persone, a livello emotivo e sensoriale possono esserci ancora molte “connessioni” con loro.  Tali connessioni veicolano gli stati emotivi, la frustrazione, la rabbia, l’impotenza, la stanchezza, l’ansia ma anche l’amore, la cura, l’esserci della persona che si prende cura di un genitore anziano, di un figlio con una disabilità. E’ un canale molto potente che spesso viene dimenticato.

ALCUNI CONSIGLI UTILI

  • Pensare e creare una nuova routine quotidiana con attività che coinvolgano se possibile anche il familiare con difficoltà.
  • Dedicare una parte della giornata al movimento di tutti i componenti della famiglia
  • Proporre attività manuali e cognitive sfruttando le quotidiane attività domestiche o laddove non è possibile semplicemente renderli partecipi
  • Evitare troppi stimoli ambientali contemporaneamente
  • Se il familiare è in grado di recepire, di comprendere parzialmente ciò che comunichiamo, possiamo parlare della situazione attuale di quarantena utilizzando eventi del passato che probabilmente hanno già vissuto (influenza spagnola)
  • Se opportuno utilizzare il contatto fisico (tenere la mano, carezze), mantenere il contatto visivo quando si comunica, rassicurare e non negare paure e preoccupazioni della persona

CONSIGLI PER I CAREGIVERS

  • porre attenzione al proprio stato d’animo, al proprio corpo e alle modalità che si utilizzano per relazionarsi con le persone affette da demenza
  • Stabilire in più momenti della giornata di fare qualcosa di rilassante e piacevole: fare sport, ascoltare musica, vedere film divertenti, fare esercizi di rilassamento guidato, training autogeno, pregare, leggere, chiamare o videochiamare amici o parenti
  • Se troppo appesantiti dalla situazione chiedere aiuto rivolgendosi ad un professionista. È risaputo che chi svolge professioni in cui è a contatto con la sofferenza, con la malattia e la morte ha bisogno di momenti e di spazi per ricaricare le energie e prendersi cura di sé per non incorrere nella sindrome da burn-out che ha ripercussioni su di sé e sulle persone che si assistono.

Affidarsi ad uno psicologo significa darsi la possibilità di recuperare energie, benessere. Significa darsi la possibilità di condividere ed esprimere la propria situazione, le emozioni difficili da gestire, la stanchezza e lo stress che derivano dal prendersi cura per molto tempo di persone affette da demenza o con forti disabilità, in uno spazio protetto che garantisce riservatezza e privacy. Attualmente alcuni professionisti offrono la possibilità di effettuare consulenze o sessioni di training autogeno anche on-line e questo permette di accorciare tempi e distanze.

 

 

Dott.ssa Silvia Pasquali

Sono la dottoressa Silvia Pasquali, specializzata dal 2012 in Psicoterapia Strategico-Integrata SCUPSIS (scuola riconosciuta ai sensi del D.M. 509 del ’98 dal MIUR) e in Sessuologia Clinica presso l’istituto di sessuologia Clinica a Roma.

Sono regolarmente iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio dal 2007