BAMBINI, ALIMENTAZIONE E SMARTPHONE

QUANDO CONCEDERE SMARTPHONE O  TABLET?

 

I dati scientifici ci dicono che sono in aumento nei bambini i disturbi del sonno e l’obesità. Le indicazioni sono di limitare l’uso del cellulare fino agli 8 anni vietarlo al di sotto dei 2 anni.

Non dobbiamo demonizzare la nuova tecnologia ma attivare un pensiero sull’effettiva utilità, nei vari contesti e nelle diverse fasce d’età. Stabilire regole per tempi e durata di esposizione e scegliere tra le diverse app che si definiscono educative quelle che realmente lo sono. Ma se alcuni “giochi” riescono a stimolare il pensiero logico e deduttivo bisogna sempre tener presente che l’emotività per essere adeguatamente sviluppata ha bisogno della presenza umana. Nessuna tecnologia può sostituire uno sguardo o la condivisione di emozioni per questo è fondamentale che l’utilizzo dei device sia sempre mediato dalla presenza dell’adulto.

Dietro lo schermo

Lo smartphone è diventato la nuova baby-sitter hi-tech sostituendo di fatto la televisione. Gli effetti però sono molto diversi. Stare davanti alla tv non implica l’interattività di schermi come cellulari e tablet. Questi ultimi creano una vera e propria psicoattività (Tonioni, 2013) ovvero sono in grado di trasformare il pensiero, le connessioni neurologiche in quanto attivano esperienze legate all’emotività. Basti pensare alle differenze che notiamo in noi stessi quando siamo connessi alla ricerca di informazioni o per lavoro, il tempo diventa pesante e avvertiamo la fatica dell’esposizione agli schermi. Quando navighiamo sull’onda dell’emotività su chat, social, siti musicali ci sentiamo come assorti in una sorta di stato dissociativo, il tempo si annulla e se qualcuno ci “disturba” diventiamo aggressivi e irascibili.

A PRANZO CON IL CELLULARE

Questo stato di dissociazione ci allontana dalla consapevolezza del tempo e delle esperienze condivise, soprattutto durante i pasti, i bambini assorti negli schermi non percepiscono quantità e qualità dei cibi. Capita spesso infatti che dopo i pasti cerchino quasi subito merenda o altri cibi come se non ricordassero neppure di aver mangiato. Ed è effettivamente così. Da qui problemi correlati all’alimentazione o ai disturbi alimentari, il passo è breve. Il momento del pasto oltre ad essere un momento di condivisione e scambio insegna anche ai bambini ad alimentarsi correttamente, distinguere fame e sazietà. Inoltre il cibo dovrebbe essere qualcosa di piacevole ma sta perdendo sapore perché gli schermi offuscano tutte le altre sensazioni.

Anche per gli adolescenti è importante la qualità del tempo trascorso in famiglia e del sonno più che la quantità. Per questo è importante avvicinarli ad un uso ragionevole e sano dello strumento.  Evitando così rischi legati a disturbi del sonno e obesità.

 

Dott.ssa Laura Collevecchio

Psicologa Clinica presso l’università “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzata in psicoterapia: Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Sistemico-Relazionale, presso Istituto Abruzzese di Psicoterapia Familiare di Teramo.

Nel tempo la mia formazione si è arricchita di nuovi aspetti e contenuti riguardanti la Psicologia Alimentare e l’ambito della Psicologia dello Sport.