E’ più difficile seguire una dieta o mantenere il peso raggiunto?
La maggior parte delle persone dopo un po’ abbandona la dieta riprendendo così il peso con gli “interessi”. Un dato interessante è ricerche sulla compliance terapeutica indicano che questa è del 10 % riferita all’osservanza e all’aderenza delle persone alle indicazioni dietetiche.
Nasce una dieta al giorno, una miracolosa pillola, un programma di allenamento sbalorditivo ma dopo un po’ l’insuccesso e la delusione tornano conducendoci all’atteggiamento depressivo della rinuncia.
Ovvero ci si arrende!!
Spesso si tende a non prendere in considerazione gli aspetti psicologici del rapporto con il cibo oppure si sottolineano solo quelli patologici. Nel caso di persone sane, patologizzare una difficoltà è pericoloso perché non restituisce all’individuo la responsabilità di affrontare il problema.
Perché le diete prima o poi diventano insopportabili?
Associamo spesso ai piani alimentari concetti come controllo, limitazione, sacrificio e mai il piacere!!
All’inizio i programmi alimentari “partono dai gusti” dei soggetti ma poi probabilmente nl tempo non ci si rende conto che il piacere potrebbe evolversi e richiedere adattamenti.
Sembra paradossale ma con il tempo è il tentativo di controllo che conduce alla perdita di controllo!!!
Questo che vuol dire? Che siamo senza speranza?
No significa che è possibile cambiando prospettiva, un equilibrio tra il piacere di mangiare e il mantenimento di una sana forma fisica. Un primo passo potrebbe essere quello di lavorare sull’effetto trasgressione evitando di innescare il processo disfunzionale “più divieto, più desidero” all’interno di un’alimentazione corretta e adeguata.
Si può godere delle cose che ci piacciono senza ingrassare? Fantasia o realtà?
“Se te lo concedi puoi rinunciarvi, se non te lo concedi diventa irrinunciabile” (Nardone, 2007).
Ovvero concedersi il piacere può condurre ad acquisire un controllo equilibrato del cibo. All’interno di un programma alimentare costruito su misura con delle opportune indicazioni si potrà indurre un’autoregolazione piuttosto che un autocontrollo forzato. In questo modo le tentazioni alimentari diventeranno una scelta e non un cedimento dell’autocontrollo consentendoci di vivere con piacere il rapporto con il cibo e di arginare i fattori come sacrificio e limitazioni che sono alla base delle difficoltà nel mantenere una sana forma fisica.
Nardone, G. (2007), La Dieta Paradossale, Ed.Tea, Milano.

Dott.ssa Laura Collevecchio
Psicologa Clinica presso l’università “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzata in psicoterapia: Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Sistemico-Relazionale, presso Istituto Abruzzese di Psicoterapia Familiare di Teramo.
Nel tempo la mia formazione si è arricchita di nuovi aspetti e contenuti riguardanti la Psicologia Alimentare e l’ambito della Psicologia dello Sport.