Una interessante intervista al Dottor Antenore Gabriele Vincenzetti un professionista che ho avuto il piacere di conoscere qualche tempo fa. Da una chiacchierata ed un piacevole caffè ho avuto l’onore di comprendere meglio la musicoterapia ma soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere una persona sensibile preparatissima e innamorata del suo lavoro e della vita!!!

Buona Lettura a Voi!

Quando la musica è entrata nella tua vita? Cosa ti ha spinto a diventare un Musicoterapeuta?

Come gran parte dei bambini quello che volevo fare fin da piccolo era praticare dello sport, tanto che gioco a basket dai tempi dell’asilo.
All’età di 9 anni però mi hanno diagnosticato la Retto Colite Ulcerosa, la quale non mi ha permesso di continuare a giocare con la stessa costanza. I problemi fisici c’erano e li ho sentiti tutti.
In seguito alla diagnosi, il Dott. Lombardi mi consigliò di provare con la Musica.

Così ho fatto. Iniziai il percorso musicale alle scuole medie dove mi sono imbattuto nel Flauto Traverso ed in un magnifico Maestro, Livio Libbi.
Ho scelto di studiare Musicoterapia perché la Musica per me ha fatto molto, e sono convinto che possa fare davvero tanto.
Se tutto questo mondo sonoro con me ha funzionato, è servito per strapparmi alla tristezza, se ha potuto essere una candela in una stanza buia, dove neanche il sole sembrava arrivare, voglio portarlo agli altri.

Voglio essere il mezzo, il ponte che colleghi il paziente alla musica.

Che cos’è la Musicoterapia?

La Federazione mondiale di Musicoterapia la definisce: “l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono,ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con l’applicazione di tecniche e metodologie psicologiche in un processo: Preventivo, Riabilitativo, Clinico.

In che ambiti è possibile utilizzare la Musicoterapia?
La Musicoterapia si evidenzia come una tecnica flessibile rivolta alla sfera emotiva, cognitiva e motoria della persona. Gli ambiti possono essere molteplici poiché a fare da padrona c’è proprio la musica, che essendo un linguaggio non-verbale, è chiave d’accesso alla sfera conscia ed inconscia dell’individuo.

La Mt si divide in attiva e recettiva.
Personalmente utilizzo la prima con i più piccoli, perché come approccio permette ai bambini di armonizzare il mondo interiore e fornire una valida possibilità di maggiore integrazione sociale e psicocorporea.

La Mt recettiva è un approccio psicodinamico rivolto prevalentemente ad un pubblico adolescenziale ed adulto. Dove l’ascolto di una determinata musica facilita un dialogo continuo con l’inconscio, e il terapeuta funge da sostegno e da facilitatore.

Come si diventa musicoterapeuta?

Grazie per la domanda! Dico così perché purtroppo in Italia c’è ancora chi crede che possa fare musicoterapia solo perché ha frequentato qualche corso un paio di settimane l’anno, facendo poi terribili danni e screditando la reale figura del musicoterapeuta qualificato.
In Italia esistono alcune realtà, come quella presente nel Conservatorio di Pescara, che offrono una specifica triennale che ti forma sia dal punto di visto psicologico che musicale. Poi come per tutti i casi bisogna per forza di cose continuare ad approfondire argomenti e studiare, studiare e studiare.

Quali possono essere gli obiettivi?
Dipende molto da chi si ha di fronte naturalmente, perché se sono in una stanza con una persona affetta da Demenza il lavoro è ben diverso da chi viene in studio per lavorare sull’ansia, ad esempio.
In linea di massima possiamo però dire che la musica favorisce l’espressività e la relazione, stimola la capacità di tradurre le proprie emozioni attraverso la comunicazione sonora. Permette, sia agli adulti che ai più piccoli, di esplorare situazioni emotive difficili da affrontare nel quotidiano.

Cosa deve aspettarsi una persona che decide di contattarti perché sente l’esigenza di approfondire la conoscenza di sé?

Per prima cosa avviene un dialogo, così il cliente può conoscere chi ha davanti e capire se può riporre la totale fiducia in me, ed io posso ascoltare le richieste dell’utente ed individuare su cosa andare a lavorare. Successivamente chiederò di pensare ad una immaginativa contenente vari simboli, durante l’ascolto di una o più musiche.
Solo dopo i simboli verranno tradotti ed elaborati insieme al sostegno e alla guida del musicoterapeuta.
La musica in quest’ambito funziona particolarmente perché non sempre abbiamo le parole esatte per esprimere ciò che ci portiamo dentro.

Finito un percorso cosa ti rimane?

Che bella domanda, grazie!
Ne esco sempre arricchito. Scegliere che musica far ascoltare a chi viene in studio mi mette fin da subito nella posizione di poter ascoltare le sfumature di una persona. Sono fortunato perché mi rendo conto che mi occupo della particolarità del particolare.
Mi rivolgo al caos, alla contraddizione. Ogni persona è unica, rara.

Ho scoperto grazie ai vari incontri che non esiste una verità generale, ma una singolare incarnata in una storia.
Penso che per fare questo lavoro bisogna amare le storie.

Antenore Gabriele Vincenzetti
Docente in Flauto Traverso
Musicoterapeuta
Cultore della materia in Psicodinamica della Musica
Presidente dell’Associazione PositivaMente

UN GRAZIE AD ANTENORE PER AVER PARTECIPATO CON ENTUSIASMO A QUESTA INTERVISTA!!!

Dottoressa Silvia Pasquali

Dott.ssa Silvia Pasquali

Specializzata dal 2012 in Psicoterapia Strategico-Integrata SCUPSIS (scuola riconosciuta ai sensi del D.M. 509 del ’98 dal MIUR) e in Sessuologia Clinica presso l’istituto di sessuologia Clinica a Roma. Sono regolarmente iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio dal 2007.